Per noi è molto importante fare chiarezza e diffondere informazioni corrette sui temi accoglienza e migrazione, perché è parte del nostro lavoro, da quando gestiamo il SAI Casa di Betania a Rozzano.

Oggi vediamo insieme qual è davvero l’iter, le fasi, che i migranti vivono nel nostro paese una volta arrivati.

L’iter di accoglienza dei migranti in Italia

Il sistema di accoglienza dei migranti in Italia è cambiato molto negli ultimi anni. Dagli anni ’90 ad oggi diversi decreti si sono successi per definire il processo di accoglienza dei migranti in Italia.

Generalmente, il sistema di accoglienza di persone che fanno ingresso in Italia senza un regolare visto o permesso di soggiorno si articola su diversi livelli:

  1. l’ingresso,
  2. la prima accoglienza
  3. e la seconda accoglienza.

È necessario sottolineare che in questo articolo si fa riferimento all’accoglienza di persone adulte. L’ingresso di minori stranieri prevede una presa in carico e un iter differente che non verranno trattati nel presente articolo.

Ingresso:

L’arrivo in Italia è caratterizzato da un primo momento di identificazione.  

  • Coloro che arrivano via mare, in prossimità dei luoghi di sbarco, vengono accolti in strutture di primo soccorso e accoglienza chiamati hotspot (ex CPSA, Centri di Primo Soccorso e Accoglienza).
    • In Italia ne esistono quattro: Lampedusa, Pozzallo, Messina e Taranto.
    • In questi luoghi le persone sono sottoposte ad accertamenti e screening sanitari e a procedure di identificazione e fotosegnalamento. Ricevono assistenza informativa sulla normativa in materia di immigrazione e asilo e sulla possibilità di richiedere la protezione internazionale.
    • In seguito ad una prima fase di identificazione, i migranti vengono trasferiti in centri di prima accoglienza.
  • Per coloro che arrivano via terra, principalmente attraverso il confine italo – sloveno, il processo è lievemente distinto.
    • Una volta attraversato il confine le persone vengono identificate e segnalate dalla Polizia di frontiera.
    • Le associazioni e gli enti no profit presenti sul territorio offrono una prima assistenza materiale in attesa che le persone vengano collocate nei centri di prima accoglienza.

Prima accoglienza: 

Terminate le fasi di identificazione e riconoscimento, coloro che hanno manifestato la volontà di richiedere la protezione internazionale vengono indirizzate in Centri di Prima Accoglienza (CPA):

  • CPA (ex CDA, Centri Di Accoglienza; ex CARA, Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo)
    • Sono strutture governative dislocate sul territorio nazionale in cui le persone permangono in attesa della definizione della domanda di protezione internazionale e fino a quando non vengono individuate delle soluzioni per la seconda accoglienza.
    • Esistono 9 centri di prima accoglienza dislocati sul territorio italiano.

 

Data la scarsità di strutture governative adibite alla prima accoglienza, con il crescente numero di arrivi sul territorio, sono stati introdotti i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS), concepiti come strutture temporanee ma rivelatesi le principali forme di accoglienza ordinaria di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale.

  • CAS
    • In questi luoghi vengono forniti vitto e alloggio, assistenza materiale (pocket money*), assistenza sanitaria, servizi di mediazione linguistico-culturale. In seguito al DL 50/2023 (DL Cutro), non sono più previsti servizi quali l’insegnamento della lingua italiana, l’assistenza legale e le attività di supporto all’integrazione.
    • Si tratta principalmente di centri di accoglienza collettiva, ovvero centri comunitari, spesso di grandi dimensioni, ma possono anche presentarsi come centri di accoglienza diffusa (appartamenti).
    • Gli ospiti accolti sono in maggioranza richiedenti asilo, ma possono essere presenti anche persone titolari di protezione internazionale o altre forme di protezione.
    • Sono gestiti da enti profit e non profit su affidamento diretto delle Prefetture competenti sul territorio.

Il Balzo da un anno gestisce un CAS per rifugiati Ucraini, con un sistema di accoglienza diffusa in diversi appartamenti.

Seconda accoglienza:

Una volta terminato il percorso nei centri di prima accoglienza, i richiedenti asilo e i titolari di protezione internazionale o altre forme di protezione (i.e., protezione speciale, protezione per casi speciali) vengono inseriti nel Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI; ex SPRAR – Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati; ex SIPROIMI – Sistema di Protezione per Titolari di Protezione Internazionale e per Minori Stranieri Non Accompagnati).

  • SAI
    • In questi progetti vengono forniti diversi servizi quali vitto e alloggio; assistenza materiale (pocket money; abbonamento per il trasporto pubblico; abbigliamento e prodotti per l’igiene personale, schede telefoniche); assistenza legale e amministrativa, insegnamento della lingua italiana, formazione professionale e inserimento lavorativo, assistenza psico-sociosanitaria, orientamento ed inserimento abitativo, e servizi di supporto all’integrazione sul territorio.
    • Si tratta per lo più di centri di accoglienza diffusa (appartamenti), ma possono anche configurarsi come centri di accoglienza collettiva dalle piccole alle grandi dimensioni.
    • I beneficiari del sistema SAI sono per lo più titolari di protezione internazionale o altre forme di protezione (i.e., protezione speciale, protezione per casi speciali). A seguito dell’entrata in vigore del DL Cutro, i richiedenti asilo non possono più accedere al SAI. Il DL Cutro non ha effetto retroattivo, dunque esistono ancora molte realtà SAI che accolgono anche richiedenti asilo. È da precisare che per i richiedenti asilo accolti nel SAI non sono previsti i servizi di formazione professionale e inserimento lavorativo.
    • Il sistema è coordinato dal Servizio Centrale (l’organo rappresentativo del Ministero dell’Interno) in collaborazione con ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Dunque, sono i Comuni stessi che hanno la possibilità di scegliere se aderire al SAI, delegando attraverso delle gare d’appalto la gestione del servizio ad un ente gestore no profit.

 

Espulsione:

Coloro che fanno ingresso irregolarmente sul territorio italiano e non fanno richiesta di protezione internazionale, oppure hanno ricevuto un diniego in seguito alla richiesta di protezione internazionale vengono inseriti nei Centri di Permanenza e Rimpatrio (CPR, ex CIE, centri di identificazione ed espulsione).

  • CPR:
    • Sono centri di detenzione amministrativa in cui vengono trattenute le persone in attesa del rimpatrio. Il periodo di detenzione può arrivare a 90 giorni, con la possibilità di prorogare di ulteriori 45 giorni (DL Cutro 2023).
    • I CPR attivi in Italia sono 10 dislocati sul territorio nazionale.

 

APPROFONDIMENTO

*Ma che cosa vuol dire POCKET MONEY?

Il pocket money è uno strumento di erogazione economica a favore dei beneficiari accolti nei centri di accoglienza (CAS e SAI).

L’importo può variare dai 1,50€ a 3€ pro capite pro die ed è stabilito dall’ente gestore del progetto.

Può essere erogato tramite bonifico bancario o tramite contanti. Le modalità di erogazione dipendono dagli utenti presenti nei centri di accoglienza e dal patto di accoglienza stabilito dai suddetti centri.

Se il beneficiario ha un contratto di lavoro o svolge un tirocinio formativo con un compenso superiore a 200,00 euro, l’erogazione del pocket money è sospesa per tutta la durata dell’attività. In tutti i casi in cui il compenso mensile sia pari o inferiore a 200,00 euro, il pocket money non viene sospeso. Per i nuclei familiari composti da 3 o 4 persone, il pocket money è ridotto del 20%, mentre per le famiglie con 5 o più membri del 30%.

Il Balzo da gennaio 2022 gestisce il SAI Casa di Betania a Rozzano, dove sono accolti 32 rifugiati.

 

 

 

 

Scrivici su WhatsApp
Invia