Inizio questo racconto scrivendo a matita
così da poter cancellare tutte quelle volte
che forse dico qualcosa di troppo o formulo in maniera troppo cruda
per la lettura di quelle persone che non vivono quotidianamente la disabilità.

Mi chiamo Aurora ma in queste righe ho deciso che mi chiamerò Beatrice, Jordan,
Tommaso, Michela, Maurizio e con almeno altri 100 nomi che sono i bambini, gli
adolescenti e gli adulti che frequentano i nostri centri.

Voglio dar voce ai miei ragazzi, quella voce che spesso viene interrotta da chi non va oltre.

“Oggi non mi va di andare a scuola, non voglio passare l’intervallo seduto al mio banco da solo,
vorrei solo che il mio compagno di classe che sembra cosi simpatico si accorgesse che lo sono anch’io”

“Nemmeno a me va di andare a scuola, ogni volta che vado in bagno un mio compagno entra e mi spinge
e se io per sbaglio decido di reagire la colpa è sempre mia”

“Vedo i miei amici correre, arrampicarsi, saltare e giocare a palla io invece sto qua seduto sulla mia sedia a rotelle e li osservo da lontano, secondo le altre persone non posso giocare a modo mio con loro”

“In questo momento sono arrabbiata vorrei solo che qualcuno mi capisse
ma loro non mi guardano nemmeno in faccia, allora lancio qualcosa cosi attirerò la loro attenzione”

“Sono una donna di 50 anni, ho vissuto una vita complessa dove non solo la mia disabilità non veniva considerata ma mi trovavo addirittura a dover pensare a me stessa da sola”

È qui che volevo arrivare è qui che io trovo maggiore difficoltà nel mio lavoro, trovo difficoltà quando non vengono capiti, ascoltati, messi in condizione di essere alla pari con le altre persone, trovo difficoltà quando la persona che hanno davanti non conosce e non chiede, ma, giudica.

Il lavoro di noi educatori si realizza attraverso la passione, l’amore, la capacità di ascoltare e comprendere le loro fragilità, condurre la persona ad un progetto di vita che sia dignitoso e che consegua i suoi diritti e doveri.

Ogni traguardo raggiunto con loro mi dà la conferma che quello che ogni giorno faccio, il tempo che investo, l energie che consumo e le emozioni che metto in campo non siano sprecate, perché la stima che ho in quello che sarebbero in grado di fare con la giusta motivazione viene poi confermato.
Dall’altra faccia della medaglia, anche noi riscontriamo delle difficoltà, ci sono situazioni che ti spezzano il cuore, vedi realtà che ti stravolgono completamente ma la loro voglia di vivere e il loro sorriso ti fa amare un po’ di più il tuo lavoro.

Sono Aurora Crucitti, 24 anni, educatrice professionale nelle scuole secondarie di secondo grado e presso il centro educativo per minori “Il Balzabimbi” a Rozzano.

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